Da un articolo di Teddy Soppelsa tratto dal blog Altitudini.it
Ripensiamoci, prima che tutto scompaia
Guardiamo bene il torrente Caorame finché siamo in tempo. Prima che le sue acque, nell’unico tratto ancora libero da ogni sfruttamento, vengano incanalate per produrre energia elettrica, modificando irreparabilmente l’ecosistema del torrente.
Avviciniamoci alle sue rive, godiamoci lo spettacolo che solo un torrente di montagna libero di scorrere può offrire. L’acqua è limpida e ben ossigenata per il suo moto turbolento tra grossi massi, salti, piccole cascatelle e rapide.
Dove non è stato imprigionato si vede un torrente vivace che risente delle variazioni di portata degli eventi meteorici (lo sciogliersi delle nevi, gli improvvisi temporali estivi, le intense precipitazioni tardo primaverili e autunnali, i brevi periodi di siccità).
Dove non è stato imprigionato si vede un torrente vivace che risente delle variazioni di portata degli eventi meteorici (lo sciogliersi delle nevi, gli improvvisi temporali estivi, le intense precipitazioni tardo primaverili e autunnali, i brevi periodi di siccità).
Seguiamo i sentieri che si aprono a pochi passi dalla riva fra la vegetazione riparia, scopriremo un luogo molto speciale di transizione fra due sistemi ecologici adiacenti. Alziamo lo sguardo verso la sommità dei versanti entro i quali nei millenni il torrente ha scavato il suo letto, prima ripido e diritto, poi pianeggiante e curvo. Investighiamo sulla natura delle formazioni rocciose che emergono come recenti ferite o antiche cicatrici. Interroghiamoci sul nome di alberi, arbusti, erbe e fiori che amano l’acqua e popolano sponde e rive.
Chiediamoci quale animale ha lasciato le impronte nel fango, rimaniamo discosti dalla riva quel tanto per osservare il guizzare delle trote, entriamo nell’alveo e solleviamo un masso per vedere le comunità di macroinvertebrati che vi abitano. Respiriamo a pieni polmoni gli odorie i profumi che aleggino nella forra ed evaporano ai primi raggi del sole.
Facciamo tutto questo, prima che tutto scompaia, prima che l’acqua del Caorame, nel tratto forse più spettacolare e integro del suo fluire, venga incanalata dentro delle tubazioni per produrre energia elettrica, modificando irreparabilmente l’ecosistema del torrentee privando i cittadini di un proprio bene.
Il progetto di sfruttamento
Il Caorame nasce nella conca di Cimonega (Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi), sul versante sud del Sass de Mura, nel comune di Cesiomaggiore (BL). Da lì si immette nel lago artificiale de la Stua, poi prosegue verso sud-ovest lungo tutta la val Canzoi, fino a sfociare nel fiume Piave nei pressi di Busche. Lungo il suo percorso, di circa 20 km, sono presenti due centrali idroelettriche di proprietà Enel, quella di la Guarda e quella di Arson. Lo sfruttamento ad uso idroelettrico del torrente è quindi già notevole.
Tuttavia le amministrazioni comunali di Feltre e Cesiomaggiore, hanno visto nell’acqua del Caorame un buon affare per dare ossigeno ai propri bilanci e da tempo hanno progettato di sfruttare l’unico tratto ancora disponibile, quello che va dalla centrale di Arson fino alle Busette di Pullir.
Ecco i dati, come pubblicati dal Corriere delle Alpi del 11 marzo 2011:
“Dalla centrale di Arson saranno prelevati 2,5 metri cubi al secondo, per una resa massima stimata in 1310 Kw/h. Con 4100 metri di condotte di 1,4 metri di diametro (in ben quattro punti il torrente verrà attraversato dalla tubazione), l’acqua sarà portata alle Busette di Pullir, sfruttando un salto di 70 metri per produrre energia. In ballo c’è un investimento di 9 milioni e 100 mila euro. L’introito annuo sarà di 470 mila euro, da dividere fra i due partner dell’iniziativa (il 51% al Comune di Feltre e il 49% al Comune di Cesiomaggiore). Il progetto prevede rilasci di 336 litri al secondo per sei mesi all’anno (da dicembre a febbraio e poi da giugno ad agosto) e di 477 per gli altri sei mesi. La portata media del torrente è di 2,5 metri cubi al secondo.
I tecnici del Bim che hanno realizzato il progetto affermano: «I 2,5 metri cubi d’acqua prelevati garantiscono sia l’esigenza economica (sotto non ci sarebbe grossa redditività) che ambientale. Prevediamo il deflusso minimo in 600 metri cubi».”
“Dalla centrale di Arson saranno prelevati 2,5 metri cubi al secondo, per una resa massima stimata in 1310 Kw/h. Con 4100 metri di condotte di 1,4 metri di diametro (in ben quattro punti il torrente verrà attraversato dalla tubazione), l’acqua sarà portata alle Busette di Pullir, sfruttando un salto di 70 metri per produrre energia. In ballo c’è un investimento di 9 milioni e 100 mila euro. L’introito annuo sarà di 470 mila euro, da dividere fra i due partner dell’iniziativa (il 51% al Comune di Feltre e il 49% al Comune di Cesiomaggiore). Il progetto prevede rilasci di 336 litri al secondo per sei mesi all’anno (da dicembre a febbraio e poi da giugno ad agosto) e di 477 per gli altri sei mesi. La portata media del torrente è di 2,5 metri cubi al secondo.
I tecnici del Bim che hanno realizzato il progetto affermano: «I 2,5 metri cubi d’acqua prelevati garantiscono sia l’esigenza economica (sotto non ci sarebbe grossa redditività) che ambientale. Prevediamo il deflusso minimo in 600 metri cubi».”
A che punto è il progetto?
Nel mese di ottobre 2011 il progetto è stato depositato presso il Genio civile che dovrà ora esprimersi sulla richiesta di concessione.
Se arriverà l’assenso del Genio civile la concessione sarà resa pubblica e ogni altro soggetto, pubblico o privato interessato allo sfruttamento idroelettrico del torrente, avrà trenta giorni di tempo per presentare una proposta alternativa.
Dopo di che, teoricamente, sarà possibile aprire i cantieri e quindi procedere alla distruzione di uno fra i torrenti alpini più sani di tutta la provincia di Belluno.
Se arriverà l’assenso del Genio civile la concessione sarà resa pubblica e ogni altro soggetto, pubblico o privato interessato allo sfruttamento idroelettrico del torrente, avrà trenta giorni di tempo per presentare una proposta alternativa.
Dopo di che, teoricamente, sarà possibile aprire i cantieri e quindi procedere alla distruzione di uno fra i torrenti alpini più sani di tutta la provincia di Belluno.
Ma un futuro diverso è possibile?
Sì. Proponiamo la creazione del “Parco fluviale del torrente Caorame”
I dati dicono che in questo progetto i due comuni investiranno oltre 9 milioni di euro con un ricavo presunto di circa 200.000 euro all’anno per ciascuno. La domanda che ci poniamo è la seguente:
“considerato lo stato attuale dello sfruttamento complessivo dei torrenti in provincia di Belluno (solo il 10% dell’acqua scorre ancora nel proprio alveo originale) ed in particolare quanto già grava sul torrente Caorame, non sarebbe più lungimirante dedicare ogni sforzo per progettare altre forme di uso della risorsa acqua?”.
“considerato lo stato attuale dello sfruttamento complessivo dei torrenti in provincia di Belluno (solo il 10% dell’acqua scorre ancora nel proprio alveo originale) ed in particolare quanto già grava sul torrente Caorame, non sarebbe più lungimirante dedicare ogni sforzo per progettare altre forme di uso della risorsa acqua?”.
La nostra idea è la creazione di un “Parco fluviale del torrente Caorame”. Le amministrazioni comunali di Cesiomaggiore e Feltre potrebbero unire le forze per stipulare un patto per l’uso eco-turistico del torrente come opportunità di sviluppo economico del territorio.
Oggetto del patto dovrebbe essere il governo del “Parco fluviale del torrente Caorame”, inteso come un’unità-totalità (non esprimibile con l’insieme delle parti che lo costituiscono), da esercitare in forma partecipata, nella condivisione dei suoi valori, delle sue criticità, delle risorse certe e potenziali, sotto il profilo urbano-antropico, paesistico, idrologico, ecologico, sociale e culturale.
Un contratto fra il torrente, le amministrazioni che governano il territorio e gli abitanti, dove sono indicate le azioni di gestione e di salvaguardia del patrimonio territoriale, quanto le azioni di progettazione e trasformazione in una risorsa eco-turistica.
Oggetto del patto dovrebbe essere il governo del “Parco fluviale del torrente Caorame”, inteso come un’unità-totalità (non esprimibile con l’insieme delle parti che lo costituiscono), da esercitare in forma partecipata, nella condivisione dei suoi valori, delle sue criticità, delle risorse certe e potenziali, sotto il profilo urbano-antropico, paesistico, idrologico, ecologico, sociale e culturale.
Un contratto fra il torrente, le amministrazioni che governano il territorio e gli abitanti, dove sono indicate le azioni di gestione e di salvaguardia del patrimonio territoriale, quanto le azioni di progettazione e trasformazione in una risorsa eco-turistica.
In concreto pensiamo a progetti di sentieri naturalistici da percorrere a piedi e in bicicletta, ad altane di osservazione, a siti interpretativi dei sistemi ecologici ed antropici, a piazzole di imbarco e approdo per discese in kayak, alla pesca sportiva, a zone adibite a spiaggia fluviale, alla creazione di laboratori didattici e tutto con il coinvolgimento di guide naturalistiche, proprietari di bed and breakfast, affittacamere, ristoratori e imprese agricole.
In questo modo vorremmo si ragionasse su come sfruttare le grandi risorse di cui dispone il torrente Caorame.
In questo modo vorremmo si ragionasse su come sfruttare le grandi risorse di cui dispone il torrente Caorame.
Nessun commento:
Posta un commento