sabato 7 settembre 2013

SANT' EUROSIA

Poco all'interno della Val di Canzoi, subito dopo il piccolo abitato di Le Ave, oltrepassato un ponte sul Caorame in un piccolo spiazzo erboso sorge la chiesetta dedicata a Santa Eurosia, o più popolarmente Santa Rosia.
Anzi il vero titolare della chiesa sarebbe San Giovanni Battista ed a questo santo era dedicata la chiesa fin dalle origini. Origini incerte.
La scelta di questo protettore, la cui ricorrenza cade il 24 giugno va a coincidere approssimativamente con il solstizio d'estate. Ricorrenza che va a richiamare i simboli dell'acqua e del fuoco, che sono purificatori. Ripresa dal mondo pagano e traslata a quello cristiano. L'accensione di fuochi e bagno nella rugiada erano consuetudini di riti secolari. Solo nel XVII secolo subentrerà Sant' Eurosia, anch'essa invocata per tenere lontana tempeste e nello stesso tempo veniva richiesto la sua intercessione per ottenere la pioggia in caso di siccità. Probabilmente introdotta dai padri somaschi quando si stabilirono nel convento di San Vittore, a Feltre. La chiesa venne ristrutturata proprio in quel periodo.
La chiesa sorge a lato di una antica via di comunicazione, sui cui resti si vedono ancora i segni del passaggio dei carriagi, che alcuni studiosi, quali l' Alpago Novello la indicano come la Via Claudia Augusta Altinate.
L'edificio è piccolo. Presenta un semplice fronte triangolare affiancata da una torre campanaria. Al centro è impreziosito da un timpano spezzato che racchiude un vaso con le immagini affrescate a lato di San Vittore e Santa Corona con stemma vescovile del Vescovo di Feltre Antonio Polcenigo.
Alle estremità della facciata due lesine doriche su cui poggiava la copertura prima dell'ampliamento.
Alcuni raffinati dettagli interni danno un tocco di nobiltà. L'altare ligneo è intagliato e dipinto, racchiude una tela del settecento che raffigura la Madonna con il bambino ed i santi.

giovedì 5 settembre 2013

CONFLUENZA

Proprio sotto Casera Cimonega, dopo aver preso vita, corso i relativi piani alti e superato con balzi, cascate, scivoli, la scarpata che li divide dal piano di Cimonega, i due rivoli provenienti dal Pian del Re ad ovest, e del Pian della Regina ad est, si incontrano e danno origine da qui in poi ad un unico corso che scenderà direttamente in Val Canzoi.
Qui la vegetazione è prospera, praterie si accompagnano ad arbusteti e rade conifere.
E in questo contesto risaltano cromaticamente i chiari dei letti dei ruscelli. Le acque sono solitamente limpide e trasparenti.

CASERA CIMONEGA

Escludendo i recenti fabbricati in lamiera adibiti a bivacchi per alpinisti ed escursionisti, a cura del CAI di Feltre, posti sul Pian della Regina, la costruzione in muratura che troviamo più in alto è la Casera Cimonega.
Essa si trova nella parte terminale della conca omonima.
La quota è di 1637 m, e si trova in comune di Cesiomaggiore, ha funzioni di uso pastorale. I muri sono a calce a pietra squadrata con copertura in lamiera. L'edificio, anche per una recente ristrutturazione, è in buono stato. L'uso fatto è saltuario, da qualche escursionista.
Anticamente veniva usata come dimora di malgari che portavano poche unità lungo il disagevole sentiero che saliva dalla Valle di Canzoi, un tratto di esso porta ancora il nome di "Troi de le vache" (sentiero delle mucche). Serviva anche da ricovero per pastori. I pascoli comunque erano e sono poco produttivi.
Storicamente la Montagna di Cimonega, pascoliva e boschiva, con casera, è stata per secoli proprietà di nobili feltrini: i Muffoni (1577), gli Zugni (1679), i Guilermi (1811).

mercoledì 4 settembre 2013

INCENDIO

Ogni tanto in montagna si sviluppano degli incendi, il più delle volte per opera dell'uomo sia volontaria che per sbadataggine. Di particolare rilievo furono quelli appiccati negli anni di costituzione del parco, periodo in cui vennero accesi numerosi fuochi, forse per ritorsione alla stessa.
Ma già l' Alpigiano nel n. 43 del 11 aprile 1894 riportava la notizia di un incendio nella valle del Caorame.
"Da due giorni l' alpestre e storica Valle di Canzoi, formata dalle vette ardite delle Cimoneghe, Errera e Pizzoc, è in preda delle fiamme. I sinistri bagliori sono visibili, di notte, anche da Feltre e si scorgono dalle profondità della valle sino ai picchi elevatissimi.
Le campane di Cesio suonano incessantemente a stormo; ma le colonne di fumo che a tutt'ora scorgo, mi dicono che l'elemento non è ancora domato. I danni devono essere enormi."
Dello stesso evento ne parlò anche " La Provincia di Belluno" a. V n. 95, 15  aprile 1894, in questi termini:
"Durante la giornata di lunedì si sviluppò un vasto incendio nei boschi cedui e resinosi della Valle di Canzoi, in territorio di Cesiomaggiore. In breve tempo il fuoco prese larghissime proporzioni, abbracciando molte maggiolere dei signori Bellati e Guarnieri, e diffondendosi per l'estrema falda sinistra di quella valle. Accorse subito molta gente per domare l'incendio, e vi lavorò le giornate di martedì e mercoledì, ma con magro profitto perchè la facile infiammabilità di quella materia di cui si nutriva il fuoco e la località in fortissima pendenza, con roccia e balzi pericolosi, rendeva l'opera inadeguata e malagevole. Sopraggiunse la pioggia di iersera, la quale si crede che abbia contribuito a vincere l'incendio, e a ridurlo nell'impotenza di più a reagire. Il danno consiste nella consunzione della legna di cespuglio, scottature ed abbruciamento di una immensa quantità di piante d'abete. Pare che esso importi la cifra di lire 40 mila. Causa dell'incendio si crede un bambino di % anni, certo Scudellin di Arson, il quale si trastullava con zolfanelli a far ardere l'erba secca d'attorno ai cespugli".