venerdì 28 novembre 2014

SLARGO

Dopo aver effettuato il salto attraverso la cascata, l'acqua si concede una sosta su uno slargo pianeggiante (m. 950 s.l.m.). Dintorno un anfiteatro di bancate rocciose a valle poi uno stretto restringimento in cui si raggruppano le acque per superare altri dislivelli. Ci soffermiamo ad esaminare il sito. Superato il salto il corso forma un solito boione circolare di acqua limpida. Rispetto alle ultime marmitte di evorsione scavate nella roccia e libere da riporti, qui assistiamo all'accumulo di sabbie che vanno a ricoprire il terreno pietroso. Sabbie che in caso di alluvioni e dovute al trasporto, alle volte vanno a riempire lo stesso catino sostituendosi al piccolo lago oppure a scomparire per poi riformarsi successivamente. Qua e là si notano anche piccoli massi sparsi che sempre a causa di brentane possono cambiare di posizione o addirittura venire portati a valle e venire col tempo sostituiti da altri.
Dato che qui si passa mediante il sentiero che porta in Cimonega, gli escursionisti hanno la possibilità di avere uno spaccato dell'ambiente formato dal torrente in una valle detta di scarpata. Molti si soffermano per un più "profano" pediluvio.

TOPONIMI

Molto probabilmente il nome di Caorame deriva da capra, con riferimento al territorio così angusto e complesso nella sua morfologia che è un tipico ambiente per questi ovini. Si ripete questo termine anche per altri siti come il Bus del Caoron, sifone ipogeo che solo durante le grandi piogge entra in attività o le stesse Caore, risorgive presso il lago della Stua, anzi dopo la costruzione del bacino artificiale nascono sott'acqua. Così i toponimi molto spesso hanno origine da cosa è tipico del luogo, tipo Carpenada (da carpino) Frassen (da frassino) oppure accostato a nomi di persone che maggiormente operavano nella zona e così via. L'importanza che si mantengano in vita questi nomi dei siti è un pezzo di memoria che rimanda ai tempi passati e ci fa capire le attività o le abitudini di un tempo. Se scompaiono questi scompare un mondo, come è facile che si trasformi in breve il territorio lasciato a se stesso.

lunedì 24 novembre 2014

LA CASCATA

Il Caorame ora si getta nuovamente su cascate per superare i dislivelli, con conseguente formazione di boioni.
Ci troviamo ora in procinto di giungere ad un attraversamento del corso su sentiero.
 Questo è anche il posto più fotografato del Caorame (molto probabilmente). si ha la possibilità di osservare l'ultimo sviluppo fatto di una schiumosa cascata, di un meandro a doppia esse e per finire un'ennesimo salto rilevante che finisce in un catino ed a un pianoro sabbioso. Potremmo considerarlo come una sintesi concentrata dell'andamento del corso in questa parte alta.
 Si ha modo qui inoltre, di vedere anche la simbiosi tra bancate rocciose di dolomia e la copertura vegetativo a bosco ceduo, con particolare rilievo di piante da forra.

sabato 22 novembre 2014

FONTANA

Il dislivello torna a farsi consistente e di conseguenza anche la rapidità delle acque aumenta.
 Nuove cascate con successivi catini.
Questa volta si ha una particolarità che ancora non è stata notata precedentemente.
 Nello scorrere lungo uno scivolo l'acqua incontra un ostacolo roccioso non rilevante, ma che ne trattiene per un attimo la corsa.
Ciò fa balzare in alto l'acqua e ne forma una caratteristica fontana ad arco.
 E' uno degli spettacoli più interessanti ed emotivamente coinvolgenti.

venerdì 21 novembre 2014

RETICOLO DI SENTIERI

Quando la montagna era assiduamente frequentata esisteva
 un reticolo di sentieri molto sviluppato.
Ora di molti di questi sentieri non restano che esili tracce, se non addirittura scomparsi del tutto.
Vi erano tracciati che arrivavano al limite delle possibilità per l'uomo.
I viaz (percorsi su cengia, talvolta esposti) frequentati da cacciatori nell'inseguire le vie di camosci ed altri ungulati, oppure quelli dei falciatori d'erba che talora si spingevano fin sull'orlo di precipizi.
 Così come quelli più agevoli frequentati da boscaioli e carbonai, o quelli di raccoglitori di sassi per produrre calce nelle apposite fornaci. Ma anche quei sentieri esili che servivano per andare in valle partendo dai paesi o quelli che servivano soltanto per raggiungere una casera all'altra per questioni "amorose".
 Oggi questo mondo è all' oblio, anche se c'è un crescente interesse di ricerca di questo ambiente ricco di storia e di cultura.
Una ricerca della memoria che ci porta alle nostre origini.
 Nella foto un tratto ancora abbastanza integro del percorso che oltrepassava il torrente nel post precedentemente descritto che univa i due sentieri che risalivano l'asta del Caorame intersecandoli nel tratto più agevole.
Vi era qui anche un lavoro di sfruttamento boschivo per la produzione di carbone. ne sono testimoni i resti delle aie.

giovedì 20 novembre 2014

SALTO DI BANCATA

Subito dopo il tratto piano si riprende con i caratteristici dislivelli, nella fattispecie con un balzo.
 Una delle caratteristiche delle cascate è dovuto ad un salto di una bancata rocciosa.
 Questa morfologia dà modo di rendere più spettacolare il salto.
 Nella foto si vede che internamente c'è stato anche un crollo di volta dovuto ad un distacco di parte della pietra, provocandone una rientranza.

mercoledì 19 novembre 2014

PASSAGGIO

Dopo tanta frenesia di salti. scavi, incisione e lavorazione di rocce il Caorame sembra prendersi un attimo di pausa.
 Uscito dalla precedente forra descritta, vi è un tratto, seppur esiguo, di piano.
 L'acqua qui scorre lenta.
 Ma è lo stesso paesaggio dintorno che si distende.
 E qui l'uomo ha potuto ricreare un ambiente di passaggio da una montagna all'altra ed avviato delle attività lavorative come le aie carbonili.
 Ne restano tracce come tracce anche di un insediamento a sassi, serviva probabilmente come base temporanea.
Vi è anche un tratto di sentiero ben visibile che oltrepassava il corso ed univa i due sentieri che salivano verso l'alto delle due opposte sponde. Rimane come testimonianza anche una radura erbosa che denota come probabilmente un tempo non ci fosse più presenza di bosco, che ora pian piano si rigenera.
Da notare inoltre l'aspetto naturalistico che si è sviluppato nei pressi.
Sassi di frana o di distacco si sono ricoperti di muschi trasformando l'ambiente in un ameno scenario fiabesco.

FORRA PROFONDA

Il torrente continua scavandosi un corso sempre più inciso, profondo in forra.
 Tra tenaci rocce riesce a farsi una via angusta. Fatta di salti e tratti relativamente piani.
 Si è impossibilitati a raggiungere i luoghi se non attraverso attività  di canyoning.
Si riescono a vedere dei tratti solo calandosi su pendio molto erto.
 La natura rocciosa da un'ambientazione rupestre. Oltre alla solita copertura della vegetazione boschiva sono presenti zone erbose.

martedì 18 novembre 2014

EROSIONE DI BANCATE

L'acqua defluisce dal piccolo serbatoio aprendosi una stretta via a lato di questa balza rocciosa scomposta.
 Un piccolo meandro scavato nella roccia porta con salti di dislivello ad un breve tratto di pianoro in cui si forma un boione.
 Tra la fitta vegetazione, l'acqua lavora la roccia su poco dislivello formando degli scivoli correndo spumeggiante.
 Quindi aggredisce le bancate rocciose che via via si fanno più notevoli, aumentano anche le pendenze ed il corso sostituisce la poca inclinazione con salti e conseguentemente con marmitte d'evorsione.
 L'ambiente è molto rupestre.
 Si può accedere a questa zona solo per ripido pendio con accortezza.
 Questo tratto "schivo" è molto suggestivo dal lato ambientale e da modo di vedere come l'acqua riesca a costruirsi una via su rocce che sembrano inattaccabili.

VEDUTA

Da qui si vede chiaramente l'andamento quasi lineare del Caorame.  Inoltre è chiara la natura formativa torrentizia, con la tipica foggia a V.
 Si nota anche quanto stretto sia l'intaglio della linea del corso d'acqua e quanto vicine, di conseguenza siano i pendii opposti dei monti.
 La copertura vegetativa della valle è molto marcata, pressochè non esistono spazi vuoti di praterie.
 I tagli dei boschi di un tempo, cui rappresentavano una fonte economica importante, oggi non si fanno solo occasionalmente.
 E' complessa anche la collettività di tipi di piante dovuto alle diverse caratteristiche della valle.
 In fondo alla foto risalta il bacino artificiale de La Stua.

lunedì 17 novembre 2014

SERBATOIO NATURALE

Il torrente si fa largo tra le tenaci pietre con un meandro per poi infrangersi contro un promontorio roccioso.
Questi non gli consente di avanzare direttamente. Perciò questo ostacolo, con la lavorazione di sassi trasportati a valle, della stessa acqua hanno di fatto formato un catino in cui s'è formato naturalmente un serbatoio.
 L'acqua staziona per un po' per poi oltrepassare a lato.
 Là dove il corso s'è procurata una via di fessurazione.
Non è possibile la vista di questo tratto se non calandosi con corde.
 Composito il tipo di vegetazione.

domenica 16 novembre 2014

SALTO


La stretta vicinanza fra i pendii dei gruppi rocciosi del Comedon sulla sinistra orografica e quello dello Sviert a destra, costringono il corso d'acqua a scavarsi una via tra le rocce.
 Il superamento dei vari ostacoli ne determina anche le caratteristiche.
In questo tratto possiamo vedere un misto di catino-scivolo, al quale segue una piccola cascata per oltrepassare una bancata di pietra.
La vegetazione del luogo è molto fitta a bosco ceduo.

SVOLTA

Come visto il torrente scende su pendio ripido con orientamento verso E.
Va a scontrarsi con i declivi del Comedon ed è costretto a svoltare, cozzando su rocce più tenaci. In questo sito, ben visibile in quanto il sentiero passa accanto, vi è anche un tratto abbastanza in piano.
 Il corso d'acqua si fa largo in ambiente roccioso, obbligato.
 Il sentiero che sale in cimonega si distaccherà proseguendo in fitto bosco sui pendii del Comedon.
 Da esso parte un sentiero in piano che porta ad un'aia carbonile (era in dialetto locale).
 Questo spazio antropico serviva alla lavorazione del legname in loco per la trasformazione dello stesso in carbone.
Se ne rinvengono altre, poco sotto, nelle vicinanze dell'acqua, in quanto serviva nell'elaborazione.

domenica 2 novembre 2014

GRETO SASSOSO

Riprendendo il post precedente consideriamo l'ultimo tratto descritto. Si tratta di un passaggio su pendio molto inclinato, il cui letto è formato da un accumulo di sassi precipitati trasportati dallo scorrere delle acque e qui si accatastano formando una scia. L'acqua del torrente tende a scomparire. Nei periodo in cui maggiore è la portata si formano diversi rivoli che vanno poi ad intersecarsi alla fine del pendio dove il corso va a scontrarsi con la parte opposta della valle e qui svolta decisamente.
Si forma anche una piccola variante autonoma per un breve distanza, ma particolarmente interessante.